A Trafoi, una frazione che si incontra scendendo dal passo dello Stelvio verso la provincia di Bolzano, il numero tre è quasi un’ossessione e parte dall’etimologia del nome, incerta ed interessante. In alcuni documenti del 1304 il paese è menzionato per la prima volta come Traful, anche se la valle era già abitata cento anni prima, ed il toponimo fatto risalire al termine Tribulium, inteso come “acqua in movimento”. Ma ricorrente è sempre stato il numero tre: tre foglie, tre foci, tre casolari o tre focolari. E non è tutto qui: infatti tre sono le “cime di Madaccio” che sovrastano il suo celebre santuario, tre gli edifici che lo compongono, tre le statue dei santi, tre i suoi primi custodi, tre le cascate dei fiumi che si trovano alle sue spalle e tre le croci che sono sgorgate dalle tre sorgenti miracolose in esso contenute.
É qui che le Tre Fontane Sacre (in tedesco Die Heilige Drei Brunnen), tre piccole sorgenti vicinissime tra loro, sono da moltissimo tempo un luogo sacro e meta di un pellegrinaggio minore, costante e molto riservato. Il posto è situato poco distante dal centro abitato di Trafoi, a 1.607 ed è oggi raggiungibile in mezz’ora a piedi dal paese o anche direttamente in macchina su una stretta strada, dove una chiesa più grande, una più piccola ed una capanna che racchiude la roccia sovrastata dai tre santi, Cristo, Maria e san Giovanni Apostolo, proteggono e supervisionano le Tre Fontane che fanno parte del complesso sacro, usato fin dall’antichità anche dai druidi che venivano in questo luogo per passare le consegne ai loro novizi. La storia conosciuta ci dice che il santuario fu eretto nel 1229, dopo che un pastore vide sgorgare da una roccia tre piccoli corsi d’acqua da cui uscirono inaspettatamente tre croci. Il pastore fu sorpreso dall’evento e riuscì ad afferrarne al volo solo due, che oggi si trovano nelle parrocchie di Stelvio e Müstair, mentre la terza gli scivolò via con l’acqua, che da allora sgorga pura – manco a dirlo – a 3 °C.
Ma fu solo verso il 1700 che furono edificati il santuario, la piccola cappella e la capanna, dopo che la Madonna, intorno al 1600, apparve ad un taglialegna che stava faticando a tagliare un albero sul posto e si stava accanendo moltissimo con grandi sforzi. Questi, mentre ormai disperato faticava e sudava, sentì improvvisamente una voce che gli diceva “taglia pure, ma non tagliare anche me”. Alzò gli occhi si accorse che era la Madonna in persona ad implorarlo. Da allora la gente della valle ha cominciato ad attingere acqua dalle tre fontane ritenendo che esse dispongano di due fonti di grazia a beneficio sia del corpo che dello spirito e meditando l’immagine miracolosa della Madonna. Per questo ogni anno in autunno la statua della Madonna viene portata in processione fino alla chiesa di Trafoi, dove resta tutto l’inverno fino a Pentecoste prima di ritornare al suo posto nel santuario. Il luogo è adornato da grandi cascate che si trovano alle sue spalle, curiosamente parallele e simmetriche ed ognuna costituita da tre salti per un totale di circa 100 metri di dislivello. Nonostante la loro spettacolarità e la bellezza del posto e della cittadina, Trafoi non è oggi meta di grande turismo ed è forse più conosciuto dai meno giovani come il luogo dove è nato il famoso campione di sci Gustav Thöni. Oltre al pellegrinaggio al santuario, che alcuni abitanti emigrati in altre città per lavoro compiono regolarmente almeno una volta all’anno per rigenerare corpo e spirito nella sua acqua miracolosa, un’altra particolare tradizione del posto è il lancio delle rotelle, che saluta l’inverno e dà il benvenuto alla primavera. La cerimonia è celebrata da una trentina di persone del posto che quando fa buio si spingono sulle alture del monte Pettleiknott, e da qui lanciano nell’aria delle rotelle di legno che vengono prima rese ardenti nel fuoco per ottenere, con le braci che si disperdono nella notte, una scia luminosa nell’aria mentre volano da un lato all’altro della valle.
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