Somalia, terra di nessuno

I SIGNORI DELLA GUERRA E BLACK HAWK DOWN

Il Regno d’Italia cominciò a penetrare in Somalia alla fine dell’Ottocento. Numerosi coloni italiani si radicarono nella parte di territorio italiano, soprattutto nella capitale Mogadiscio dove nel 1938 gli Italo-somali erano 20.000 (su un totale di 50.000 abitanti). In quegli anni la Somalia ebbe un certo sviluppo economico, centrato sull’esportazione di banane e prodotti agricoli grazie anche alla costruzione di strade e moderne infrastrutture di cui fu dotato il porto di Mogadiscio. Nel 1941, a seguito degli eventi bellici della seconda guerra mondiale, la Somalia italiana fu occupata da truppe britanniche, che ne mantennero il controllo. Dopo la guerra il governo italiano ottenne l’Amministrazione dei territori durante la fase di transizione verso l’indipendenza.

Nel 1960 la ex Somalia italiana e l’ex Somalia britannica si unirono nella Repubblica Somala. Indipendente. Nel 1969 un colpo di Stato militare portò al potere il generale Siad Barre. Nel 1964 e nel 1977 la Somalia combatté guerre contro l’Etiopia per ragioni territoriali. Era infatti conteso il territorio dell’Ogaden, popolato da somali ma rimasto all’Etiopia. La Somalia fu sconfitta e tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, iniziarono a formarsi organizzazioni di guerriglia ostili al regime di Barre, che portarono alla sua caduta nel 1991. Seguì una guerra civile per la sua successione.

La guerra civile somala

La caduta di Siad Barre nel 1991 fu l’inizio del tragico conflitto tra i cosiddetti signori della guerra per il controllo del Paese, in particolare nel sud. I caschi blu dell’ONU della missione Restore Hope giunsero nel Paese nel 1992 per soccorrere la popolazione somala, decimata dai massacri, dalla fame, dalla miseria, dalle carestie. E in questi anni (nel 1993) si svolse la battaglia di Mogadiscio (da cui fu tratto il film Black hawk down). Ma cosa accadde? Nel 1992 dopo anni di guerra civile, fame e devastazioni, si giunse ad una catastrofe umanitaria di proporzioni bibliche, con 300.000 morti fra i civili. Le forze internazionali scesero in campo per mettere fine al genocidio, ma il più potente signore della guerra somalo, Aidid, dichiarò guerra ai caschi blu dell’Onu. L’anno successivo gli Stati Uniti inviarono in Somalia la Delta Force, i Rangers e i Marines, allo scopo di catturare Aidid e dare supporto ai caschi blu. Il comando americano decise di intraprendere un raid per catturare i ministri di Aidid. Il piano prevedeva un’azione di trenta minuti: si trattava di portare sul posto – con elicotteri Black Hawk – unità di Rangers, in una zona sotto il controllo militare di Aidid, mentre gli operatori della Delta Force avrebbero dovuto prelevare coloro che si trovavano all’interno di un edificio-obiettivo. Un piano rischioso ma apparentemente semplice. Il raid infine si sarebbe dovuto concludere con l’esfiltrazione via terra.

Le cose andarono male. Malissimo. L’azione durò in totale 15 ore e costò la vita a 19 soldati americani e a più di mille somali. E fu la cosiddetta battaglia di Mogadiscio. Due settimane dopo il presidente Bill Clinton ritirò le truppe dalla Somalia. Il generale Garrison, comandante sul campo, si assunse l’intera responsabilità del fallito raid e nel 1996, quando Aidid viene ucciso a Mogadiscio, si ritirò dal servizio attivo. La battaglia di Mogadiscio fu quindi uno scontro di vaste proporzioni nella capitale somala nel 1993, nel corso dell’operazione Restore Hope.

Gli sforzi diplomatici portarono negli anni seguenti all’accordo fra ventisei fazioni. I signori della guerra si accordarono per formare un governo di transizione. Tuttavia di fatto ogni signore della guerra continuò a governare il proprio feudo in modo indipendente, mentre nel vuoto di potere causato da 15 anni di guerra civile aumentò il controllo del territorio da parte delle Corti islamiche locali, che nel frattempo si affiliarono alla rete di al Qaida. Nel 2006 la guerra civile vide opporsi le milizie delle corti islamiche a quelle leali al governo transitorio, sostenute anche dall’Etiopia e dagli Stati Uniti nel contesto della guerra al terrorismo e ad al-Qaeda. Nel 2012 l’Assemblea Nazionale Costituente approvò la nuova Costituzione della Somalia, frutto dell’accordo tra le varie fazioni politiche. Secondo l’ONU, alla fine del 2012 il governo centrale controllava circa l’85% del territorio nazionale, grazie anche al processo di ricostituzione della polizia e dell’esercito. Ma la battaglia di Mogadiscio rimane una delle piaghe mai guarite nella storia del Corno d’Africa.