Sciiti e sunniti

LE DIVISIONI NEL MONDO ISLAMICO AFFONDANO LE RADICI NELLA STORIA

Sono due i volti dell’Islam. Il mondo musulmano è diviso fra sunniti (la maggioranza, l’80% dei musulmani) e gli sciiti. Due anime che si sono sempre scontrate. In Medio Oriente religione e politica sono le due componenti dell’insabilità di paesi e governi. Ma il contrasto religioso determina un’istabilità pari se non addirittura superiore a quello politico. I sunniti sono la maggioranza, eccetto che in Iran, dove invece governo e popolazione sono sciiti. Questa differente appartenenza negli anni ha acuito le divisioni tra il governo sciita dell’Iran e gli altri Stati del golfo, con governi sunniti. Ma quanto è profonda la spaccatura? E dove risiede?

La spaccatura risiede nell’anima stessa dell’Islam. La lotta fra le due correnti del mondo islamico affonda le sue radici nel 632 dC, l’anno della morte di Maometto, il profeta, il fondatore dell’islam. Le tribù arabe che lo seguivano si divisero su chi doveva essere il successore e quindi ereditare il ruolo di guida politica e religiosa. La maggioranza dei seguaci, che sarebbero poi diventati i sunniti e che oggi rappresentano appunto l’80 per cento dei musulmani, appoggiarono l’amico del profeta Abu Bakr, padre della moglie di Maometto Aisha. Secondo gli altri, gli sciiti, il legittimo successore doveva essere un consanguineo di Maometto e più precisamente Ali, suo cugino e genero. Diventare (ed oggi “essere”) il successore di Maometto significa assurgere al ruolo di guida assoluta e incontrastata di tutto il mondo musulmano, i cui confini vanno ben oltre i paesi arabi. Significa guidare 1,8 miliardi di fedeli, cioè il 23% della popolazione mondiale. Una popolazione in cui i confini fra religione e politica sono molto confusi. Chi viene designato come successore di Maometto assume il titolo di califfo.

Tornando dunque alla storia, i sostenitori di Abu Bakr ebbero la meglio e il loro leader divenne califfo, erede sunnita e successore del grande Profeta. Ma al contempo si creò una profonda frattura in seno all’Islam. Nei secoli, i governanti sunniti hanno continuato a monopolizzare il potere politico, mentre gli sciiti hanno vissuto all’ombra degli Stati cercando una guida nei loro imam, i primi dodici dei quali discendevano direttamente dal loro leader, Ali.

Tutti i musulmani osservano i cinque pilastri dell’islam e condividano un libro sacro, il Corano. Oggi tutti i musulmani del mondo – 1,8 miliardi di persone – concordano sul fatto che Allah sia l’unico dio e che Maometto sia il suo profeta. Tuttavia, mentre i sunniti basano molto la loro pratica religiosa anche sugli atti del profeta e sui suoi insegnamenti (la sunna, da cui il nome), gli sciiti vedono nei loro leader religiosi, gli ayatollah, un riflesso di Dio sulla Terra, personificando quindi il messaggio di Allah in una figura a metà strada fra la terra e il cielo. Questa limitata adesione ai testi sacri, ha indotto pertanto i sunniti ad accusare gli sciiti di eresia, mentre gli sciiti sottolineano come il dogmatismo sunnita abbia dato vita a estremismi e fondamentalismo che poco c’entrano con il messaggio contenuto nel Corano. Si parla infine di “mezzaluna sciita”, cioè della distribuzione della popolazione sciita che dall’Iran passa per la Siria (governata dal regime di Assad, sciita) e finisce nel Libano dell’Hezbollah.