Percorrendo via Torino da piazza del Duomo a Milano non è facile notarla, seminascosta dietro una cancellata quasi anonima stretta tra i negozi alla moda ed appena rientrata rispetto alle facciate dei grandi palazzi allineati sulla via: Santa Maria presso San Satiro è una chiesa quasi sconosciuta agli stessi milanesi e a chi lavora in centro, che però racchiude un tesoro particolarissimo: un’illusione ottica. In uno spazio di soli 97 centimetri di profondità si nasconde uno spazio pari 9,7 metri reali. L’altare ed il coro, realizzati tramite rilievi e modanature in cotto successivamente dipinte in modo magistrale per creare l’illusione di profondità, è uno dei maggiori capolavori della pittura prospettica rinascimentale italiana, perfettamente riuscito. Ma anche il motivo dell’installazione e la storia della chiesa non sono meno interessanti, infatti il nome deriva dal fatto che nel 1242 un’immagine della Vergine con il Bambino, posta all’esterno di una preesistente edicola dedicata a San Satiro, iniziò a sanguinare in seguito ad una coltellata infertale da un giovane squilibrato, tale Massazio da Vigolzone.
L’illusione ottica fu creata per ovviare al principale ostacolo alla realizzazione di un grande impianto monumentale: la mancanza di spazio per la realizzazione del coro e l’assenza di accordi con i proprietari dei terreni circostanti suggerì al Bramante la realizzazione del coro attraverso un inganno prospettico. Così un edificio rettangolare poté diventare agli occhi dei fedeli una chiesa con la tradizionale pianta a forma di croce solo per un effetto ottico di particolare suggestione. Dopo il miracolo della vergine sanguinante, quello del transetto della chiesa di Santa Maria presso San Satiro si può considerare un secondo “miracolo”, questa volta ottico, prodotto da uno degli architetti più conosciuti della nostra storia, il Bramante appunto, e nascosto oggi nel centro di Milano tra l’indifferenza dei passanti interessati più allo shopping che alle bellezze ed alla storia cittadina, così che anche la conservazione del capolavoro rinascimentale diventa oggi un vero e proprio terzo “miracolo”, necessario alla perpetuazione della nostra cultura troppo spesso oggi dimenticata.