Sul fiume Congo (o Zaire, nome bantu del fiume) si affacciano due capitali: Kinshasa capitale dell’ex Congo Belga e attuale Repubblica democratica del Congo e, dall’altra parte, Brazzaville capitale del Congo. La Repubblica democratica del Congo in passato fu colonia belga con il nome di Congo Belga, capitale Leopoldville, dai primi del 900 fino al 1960, quando ottenne l’indipendenza. Poi fu Zaire, nel periodo 1971-1997, sotto la cleptocrazia del dittatore Mobutu. Infine fu Repubblica democratica del Congo, dal 1997 in poi, con la caduta di Mobutu.
L’indipendenza fu ottenuta nel 1960 grazie al movimento filo-socialista guidato da Lumumba. Ma dati gli enormi interessi per lo sfruttamento minerario, le imprese occidentali sostennero insurrezioni popolari nel Katanga, la regione a Nord dove nasce il fiume Congo. Nel 1971 un colpo di Stato guidato da Mobutu Sese Seko depose Lumumba (che venne assassinato). Mobutu con il sostegno delle potenze occidentali, instaurò un regime dittatoriale e africanizzò il Paese: il nome della capitale fu cambiato da Leopoldville a Kinshasa e il dittatore impose gli abiti tradizionali negli uffici pubblici. Il regime di Mobutu perseguiva esclusivamente gli interessi personali del dittatore.
Furono sfruttati gli immensi giacimenti di materie prime i cui proventi arricchirono le multinazionali occidentali e le casse del dittatore – il cui patrimonio personale si aggirava attorno ai 9 miliardi di dollari (Financial Times) e disponeva di yacht, ville e proprietà in tutta Europa – ma molto scarse furono le ricadute economiche a favore della popolazione congolese. La popolazione infatti per 30 anni ha vissuto nella miseria più assoluta. Ogni tentativo di rivolta veniva stroncato con una feroce repressione del regime sostemuto dagli Usa da cui ricevette, negli anni, aiuti economici per oltre 1 miliardo di dollari.
Ma negli anni 90 il regime fu scosso da violente rivolte popolari soffocate nel sangue dai pretoriani di Mobutu. Nel 1996 scoppiò la prima guerra del Congo, con le truppe rivoluzionarie di Laurent Kabila, sostenute da Ruanda (e in particolare dalla popolazione hutu) e Uganda che presero il potere nel 1997 scacciando Mobutu (che morì lo stesso anno in esilio) e ribattezzando il Paese con il nome di Repubblica democratica del Congo. Kabila sostituì il suo clan a quello di Mobutu, governando con un regime dittatoriale. Negli anni seguenti si estese anche in Congo la guerra etnica fra hutu e tutsi che avrebbe lacerato anche il Ruanda. Scoppiò quindi la seconda guerra del Congo (1998-2003) che vide i ribelli tutsi, sostenuti da alcuni Paesi africani, attaccare il nuovo regime di Kabila, sostenuto a sua volta da Angola, Namibia e Zimbabwe. Una guerra “mondiale” africana con 6 eserciti regolari in guerra sul territorio congololese, per il controllo dei ricchi giacimenti di oro e soprattuto cobalto e coltan, materie prime necessarie per l’industria elettronica. Bilancio: 2 milioni di morti.