Cuba ottenne l’indipendenza alla fine dell’800. Nel 900 era un Paese agricolo, con colture intensive, soprattutto canna da zucchero e frutta, sotto il controllo politico ed economico americano. Era meta di molti americani ricchi. La corruzione dilagava e le imprese americane esercitavano un potere enorme.
1952 prese il potere il dittatore Batista che instaurò un regime durissimo e corrotto, un regime di polizia, filoamericano, che penalizzava e sfruttava la popolazione. Cominciarono a formarsi gruppi rivoluzionari, soprattutto nelle campagne, che si organizzarono attorno a Fidel Castro (avvocato) e Che Guevara (medico argentino). I guerriglieri (i barbudos perché identificabili dalle lunghe barbe) si nascondevano sulle montagne e colpivano con attacchi militari le truppe governative. Il movimento rivoluzionario raccoglieva consensi sempre più ampi fra la popolazione perché si identificava con la lotta contadina e popolare per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Inoltre Che Guevara progettava di estendere la rivoluzione oltre i confini cubani e di esportarla in tutta l’America Latina.
I primi anni, gli Stati Uniti appoggiarono militarmente il regime di Batista, di fronte alla minaccia rivoluzionaria, ma verso la fine decisero di sospendere gli aiuti perché il regime di Batista era indifendibile anche sul piano etico.
L’avanzata dei guerriglieri era però inarrestabile. La notte di capodanno fra il 1958 e il 1959 fu decisiva, i guerriglieri conquistarono l’Avana e il 1 gennaio 1959 Batista fuggì. La rivoluzione castrista, inizialmente, non fu socialista, infatti gli Usa riconobbero il nuovo governo di Fidel. Ma il riscatto economico e sociale di Cuba doveva necessariamente passare attraverso l’indipendenza dalle grandi imprese americane, che furono quindi penalizzate fortemente dalla decisione di Castro di nazionalizzare le attività agricole, al fine di migliorare le condizioni economiche e sociali dei cubani. Le imprese americane furono quindi costrette a lasciare Cuba e gli Usa applicarono sanzioni economiche e commerciali, che spinsero Castro ad allearsi all’Urss fin dal 1960.
Cuba era divisa fra castristi e anticastristi. Gli anticastristi diventarono esuli e in molti fuggirono con mezzi nautici di fortuna raggiungendo le coste della Florida. A Miami e in altre città della Florida si formarono consistenti comunità cubane di anticastristi. Nel 1961 la Cia organizzò lo sbarco di anticastristi nella Baia dei Porci a Cuba, nel tentativo di rovesciare il governo di Castro, ma l’operazione fu un fallimento. Nel 1962 ci fu la crisi dei missili a Cuba, che portò la tensione internazionale ai massimi livelli in tutto il periodo della guerra fredda, ad un passo dall’olocausto nucleare: aerei spia americani fotografarono le operazioni di installazione di missili nucleari sovietici a Cuba, Kennedy chiese a Krusciov l’immediato smantellamento delle basi e ordinò il blocco navale (quarantena) attorno a Cuba per interrompere i rifornimenti. Ci fu una escalation di tensione con l’elevazione a defcon-2 (pronti alla guerra nucleare) dei sistemi missilistici americani. Quando ormai si era ad un passo dalla guerra nucleare, Kennedy e Krusciov giunsero a un accordo, in base al quale l’Urss accettò di ritirare i missili in cambio dell’impegno americano di non invadere l’isola. Segretamente, Robert Kennedy, fratello di JFK, si recò su ordine di JFK all’ambasciata sovietica e propose, in cambio dello smantellamento delle basi missilistiche russe a Cuba, la rinuncia americana a schierare i missili nucleari Jupiter in Turchia e in Italia. Questa proposta consentì di evitare la guerra nucleare.
L’epoca di Fidel si concluse nel 2008 quando passò il comando al fratello Raul, che riaprì le relazioni diplomatiche con gli Usa insieme a Obama (2014).
Il terzomondismo e l’idealismo di Che Guevara
Esportare la rivoluzione cubana, cioè la guerriglia che con il sollevamento dei popoli porti alla liberazione degli oppressi dall’oppressione. E l’oppressore è l’imperialismo americano. Nel 1965 Che Guevara lasciò Cuba per la Bolivia, dove intendeva esportare la rivoluzione, ma fu catturato e ucciso.
Astrattismo rivoluzionario e idealismo di Che Guevara: ma non sempre e non in tutti i Paesi dell’America Latina il popolo era pronto per la rivoluzione. Lui era di formazione marxista, ma non era un marxista ortodosso né un leninista. Credeva che la rivoluzione dovesse essere attuata dal popolo e non da una elite. Guerriglieri e patrioti dei moti rivoluzionari della metà dell’800 e del Risorgimento: quale differenza? Quali analogie? Nella prima metà dell’800 in Europa, si contrapponevano 2 prospettive nei moti per l’indipendenza e l’unità nazionale: quella dei patrioti liberali, che volevano che le guerre di indipendenza fossero portate avanti da sovrani e nobiltà, e quella dei patrioti repubblicani che volevano una sollevazione popolare, sostenendo che doveva essere il popolo a conquistare da sé la propria indipendenza e sovranità. Questa seconda prospettiva fu quella di Che Guevara. Queste due differenti prospettive si alternarono nelle lotte per l’indipendenza dell’800.