Colonia britannica dove la popolazione bianca acquisì il potere economico e politico, governò il Paese e instaurò un regime segregazionista nei confronti della maggioranza nera sottomessa. Il governo britannico non intendeva concedere l’indipendenza alle colonie governate da una forte minoranza bianca, a meno che non venisse introdotta una costituzione democratica invece che segregazionista. A tale imposizione si oppose il partito del Fronte Rhodesiano, comandato dal bianco Ian Smith. Nel 1965 le negoziazioni tra il governo coloniale e il Regno Unito fallirono e il bianco Ian Smith proclamò l’indipendenza dal governo britannico.
Il giorno successivo alla dichiarazione d’indipendenza unilaterale, l’ONU promulgò una risoluzione con la quale invitava tutti gli Stati a non riconoscere la Rhodesia e a non fornirle alcun tipo di assistenza e impose anche sanzioni economiche fino al 1979 quando cadde il governo bianco segregazionista. Negli anni settanta si scatenò infatti la sanguinosa guerriglia dei militanti marxisti del futuro presidente Robert Mugabe sovvenzionati dall’URSS, contro la quale si schierarono forze regolari dell’esercito rhodesiano, tra cui reparti di forze speciali. La guerriglia terminò nel 1979 con la vittoria delle forze marxiste. Ciò fu dovuto principalmente alla mediazione del Regno Unito, che si schierò dalla parte di Mugabe il quale costituì un governo non-separatista sotto sovranità britannica e rinominò lo Stato Zimbabwe.
Mugabe governò lo Zimbabwe dal 1980 al 2017. Instaurò un regime dittatoriale e fu destituito nel 2017 a seguito di un colpo di Stato militare e morì 2 anni dopo.
Prima del governo nero (1980), i bianchi nell’allora Rhodesia erano circa 300 000, detenevano la grande maggioranza dei terreni e ricoprivano posti chiave nella società. Dopo il 1980, con l’avvento di un governo nero, i bianchi presenti nel paese presero ad emigrare, soprattutto verso il vicino Sudafrica (in cui vigeva ancora l’apartheid), negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel 1997 iniziò l’assalto alle proprietà terriere della minoranza bianca, da parte di bande armate che occupò ed espropriò fattorie e imprese produttive, massacrando i bianchi. Gli espropri violenti proseguirono per diversi anni.
Mugabe, la storia
Attivista politico indipendentista, fu arrestato e fece 10 anni di carcere. Fu rilasciato nel 1974, lasciò il paese per rifugiarsi a piedi in Mozambico, e cominciò la lotta contro il governo razzista della minoranza bianca guidato da Ian Smith. Dopo anni di lotta armata, nel 1979 Mugabe fece accordi con Londra per l’abbattimento del regime bianco segregazionista e per l’indipendenza del Paese. Abbattuto il regime bianco segregazionista ci furono le elezioni e Mugabe divenne nel 1980 primo ministro, il primo nero a ricoprire tale carica nella Rhodesia / Zimbabwe. Iniziò un periodo di lotte fra etnie per il potere. Nel 1987 Mugabe divenne presidente, avviò alcune riforme economiche, introducendo l’economia di mercato.
Pretendeva un ruolo di protagonista sulla scena politica africana. Diede asilo all’ex dittatore etiope Menghistu e intervenne nella guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo a sostegno del regime di Kabila. Mugabe riformò però il sistema scolastico, rendendo lo Zimbabwe il paese africano col più basso tasso d’analfabetismo (circa il 10%). Con brogli elettorali e intimidazioni, continuò ad essere eletto presidente, negli anni, fino al colpo di Stato che lo ha destituito.
Secondo i suoi oppositori, Mugabe ha istituito un “regno del terrore“, con brutali repressioni e corruzione. E’ stato classificato come “indesiderato” da molti Paesi democratici che gli hanno vietato l’ingresso nell’Unione europea e negli Usa. Ma come capo di Stato ha partecipato ai funerali e alla cerimonia di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, giungendo all’aeroporto romano di Fiumicino, ha partecipato alla messa di inaugurazione del pontificato di Papa Francesco nel 2013. Queste visite hanno suscitato polemiche.