Non chiude mai perché non ha le porte: è un museo permanente all’aperto, ma non è una città d’arte bensì un luogo dalla storia antica e particolarissima, tanto bello e comune da passare quasi inosservato. Visitiamolo insieme: si tratta di Cesenatico, una cittadina sulla costa adriatica più conosciuta per altre caratteristiche, quali la spiaggia sabbiosa, l’ambiente adatto alle famiglie, la quasi totale mancanza di pericoli per i bambini, le grandi pinete, le attrazioni moderne, il buon cibo, il bel “saper vivere” dei suoi abitanti e per il fatto essere stata la città natale del “pirata” del ciclismo italiano Marco Pantani.
Il visitatore occasionale si accorge subito che Cesenatico è differente: sarà l’orribile grattacelo costruito al centro di esso che si vede da decine di chilometri di distanza? Saranno i lunghi viali alberati che permettono le passeggiate come nelle Ramblas spagnole? Saranno i profumi intensi delle pinete circostanti che pervadono l’aria? I coloratissimi negozi? L’ambiente sereno e famigliare che immediatamente pervade i sensi? Nulla di tutto ciò, Cesenatico è una città speciale da molto tempo ed i suoi tesori sono tanto in vista da essere quasi nascosti allo sguardo meno attento: tra questi il porto-canale leonardesco, il Museo della Marineria e le “conserve”, tipiche costruzioni rurali del posto alcune delle quali sono state recuperate a beneficio dell’arredo urbano del centro storico.
Ma andiamo per ordine, il Porto Canale Leonardesco di Cesenatico è uno dei monumenti più importanti della città: non è un semplice porto-canale come tanti, la sua origine risale ad almeno 200 anni prima degli studi di Leonardo Da Vinci, fu scavato all’inizio del 1300 dal Comune medievale di Cesena che lo aveva dotato anche di una piccola fortezza per la sua difesa.
Leonardo lo visita solo nel 1502 perché incaricato da Cesare Borgia di verificare le infrastrutture civili e militari del nuovo ducato di Romagna, le tracce del suo passaggio sono presenti nel “Codice L”, un taccuino di appunti conservato a Parigi alla biblioteca dell’Institut de France, con due disegni, uno del porto canale come veduta a volo d’uccello ed una pianta quotata e orientata del posto.
Il fatto non basta ad attribuirne la paternità certa od una sua modifica, ma è stato sufficiente nel tempo per farlo definire il Porto Canale “Leonardesco” e così è chiamato ancor oggi. Il porto taglia la cittadina, dividendola tra la zona più residenziale in direzione di Rimini e quella della darsena da diporto, e le grandi pinete nella direzione opposta verso Cervia. Qui la vita cittadina raggiunge la sua massima espressione: ancora oggi le imbarcazioni dei pescatori vi stazionano al rientro dalle battute di pesca, il mercato comunale del pesce vende il prodotto fresco appena pescato dal mare e i ristoranti e bar si concentrano lungo le belle passeggiate che lo costeggiano facendo di esso il vero cuore pulsante della città. Tanto interessante e bello che proprio sul canale, nel tratto più antico e caratteristico dove termina la parte storica prima di essere sormontato dalla strada cittadina e poi perdersi nei campi, il Museo della Marineria, unico museo galleggiante ed all’aperto esistente in Italia, fa bella mostra di sé. Si tratta di una sintesi “vivente” dei tanti secoli di storia marinara della cittadina costituita da dieci barche in rappresentanza delle differenti tipologie di imbarcazioni maggiormente utilizzate dalla marineria a vela nell’alto Adriatico tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Il museo così come lo vediamo ancora oggi nacque nel 1977 come evento del convegno “La marineria romagnola, l’uomo, l’ambiente” e come per altri più famosi monumenti nati per mostre e poi diventati simboli cittadini, su tutti la Torre Eiffel costruita per l’Esposizione Universale del 1889, anche il Museo della Marineria fu subito un successo diventando una presenza imprescindibile della città. Dal 2005 ha anche una sezione terrestre che però è soggetta ad orari di apertura, mentre le barche all’aperto sono sempre visibili, con le variopinte e suggestive vele spiegate di giorno ed ammainate la sera ma illuminate sapientemente per generare emozioni anche nelle ore di ombra. A Natale, dal 1986, le barche ospitano anche un simpatico “Presepe della Marineria” con soggetti tipici della tradizione ospitati a bordo delle barche ed illuminati nella notte con un effetto scenico davvero suggestivo.
Superato il museo e fatta la spesa al mercato del pesce, appena dietro di esso si può raggiungere Piazza delle Conserve, dove in estate è frequente un mercato delle verdure. La piazza è così detta perché si trova nel punto dove le conserve erano più frequenti e la più grande di essa, coperta, restaurata e visibile fa scenografia al colorito e vivace mercato mattutino. Le conserve sono un’altra caratteristica costruzione della riviera, per molti secoli, in assenza di moderni frigoriferi, il pesce venne conservato in questi manufatti che erano delle vere e proprie ghiacciaie antesignane ed erano dette, appunto, “conserve” e quelle presenti a Cesenatico sono le ultime tre ancora esistenti di tutto il Nord Italia. Queste costruzioni erano realizzate normalmente all’interno di una struttura in muratura od un capannone sotto la quale si trovava una cella del ghiaccio in gran parte interrata ed a forma di imbuto. Queste strutture venivano riempite infatti di ghiaccio per conservare il pesce pescato tutto l’anno, permettendo di mantenere al loro interno una temperatura di 5 gradi sotto lo zero anche in estate. Quelle ancora visibili datano all’incirca il 1820 e sono rimaste attive fino alla fine del 19° secolo.
Ma non finisce qui, se questi monumenti “nascosti” sono importanti ed interessanti, va osservato come le pinete intorno a Cesenatico e la loro salubrità abbiano da sempre attirato il turismo: oggi sono parchi naturali lungo il mare, si incontrano in fila una dietro l’altra le colonie estive per bambini molto in voga in epoca fascista, molte delle quali ancora attive fino agli anni ’60. Insomma, a Cesenatico il mare non è tutto, anzi. La vita da strada fatta di posti di ritrovo, socialità, buon cibo e vivere bene, clima temperato e spensieratezza, sono le principali caratteristiche di questo autentico punto di fuga ancora raggiungibile solo con un treno locale.
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