Non è più grande del vostro garage ed è un po’ come fare un viaggio nel tempo fino ad un passato ormai vivo solo nei film: qui il tempo si è fermato al 1882, e questa bottega è attiva da 125 anni, esattamente identica a quando fu inaugurata. Parliamo della Antica Barberia Giacalone di Genova e non è solo un negozio, ma un vero e proprio museo vivente, rilevato dal Fondo Ambiente Italiano nel 1992 per salvarla dalla inesorabile chiusura dovuta alla scomparsa dell’ultimo discendente della famiglia Giacalone, anch’egli barbiere.
ATTIVA COME UNA VOLTA
Lo stile è Liberty, o se preferite Art Decò, rinnovato in questo modo per la prima ed unica volta nel 1922 e da allora mai più cambiato. Una vetrina sfavillante, tanti specchi e vetri multicolore con ricchi dettagli perfettamente conservati per il piacere non solo della vista, dato che, a differenza di un museo statico, questo esercizio offre ancora oggi i sui pregiati servigi e fa scoprire ai giovani clienti il piacere della rasatura a mano effettuata a regola d’arte come si faceva in altri tempi. Anche la location è storica, si trova in vico dei Caprettari, nel pieno centro storico di Genova, seminascosto in piccolo e tipico “caruggio”, facendo di esso anche uno dei più antichi locali stabili del capoluogo ligure.
UNA TRADIZIONE FAMILIARE
La barberia non ha mai cambiato padrone prima del FAI, dal 1882 al 1992, è appartenuta sempre alla famiglia Giacalone, con generazioni che si sono tramandate il mestiere di barbiere di padre in figlio per ben 110 anni stabilendo un record da Guinnes dei primati davvero difficile da battere.
Con fortune alterne e qualche immancabile polemica, la bottega è frequentata ancora oggi da tanti genovesi, spesso illustri, attirati dal fascino unico ed esclusivo, anche se non mancano attenti ed informati turisti che visitando la città vogliono vedere questo luogo unico dove, attraversando la soglia come in un portale del tempo, amano perdersi alla vista del gioco di specchi al suo interno e dei vetri a cattedrale sullo sfondo di originali ed antiche piastrelle bianche.
E IL NAUFRAGAR M’É DOLCE IN QUESTO MARE
Scritta con altri intenti la frase leopardiana ben si addice alla sensazione che i vetri colorati alle pareti e sul soffitto, uniti alla luce delle lampade ed ai riflessi degli specchi, producono in chi visita il locale: totalmente avvolti e pervasi da questo posto dove sedendosi sulla poltrona del barbiere nel tempo della rasatura è come fare un viaggio di 100 anni andata e ritorno.